Novembre 1999

2 novembre ’99

Caro Jaco,
qui piove, l’operazione è andata bene, ormai sono quasi guarito.
Il mio umore è sottoterra.
Sabato prossimo andrò a ritirare un piccolo premio di architettura , così sto pensando a cosa dire nel breve discorso che dovrò fare. Ho deciso che passerò il Natale a San Martino con la famiglia. Prima però vorrei venire a trovarti. Cosa ne dici ? Non vorrei essere invadente né turbare i tuoi tempi; non farti scrupoli quindi nel dirmelo, eventualmente rimanderò. Spero di avere tue notizie al più presto
tuo Claudio.

Parco naturale del Paneveggio

Altipiano di Jaco 3 novembre ’99

Caro Claudio,
mi farà molto piacere averti qui, quando vorrai. Comunicami la data con qualche giorno di anticipo. Per ora non serve l’elicottero, c’è ancora poca neve, ma credo che fra un po’ arriverà. Procurami per favore dei tubetti di colore ad olio di buona qualità e qualche sanguigna. Ho già finito la china, perché i pennini che mi hai portato, sono molto buoni, così scrivo molto e decoro anche i quadri con parti di manoscritti. Ti sarò anche molto grato, se vorrai portare con te delle foto in bianco e nero vecchie della tua famiglia. Infine ho strappato un maglione su uno spuntone, così mi farebbe molto comodo un pile o qualcosa di simile, purchè non sia troppo pesante e chiuso sul collo.
A presto Jaco

3 novembre ’99

Caro Jaco, verrei su il 18 novembre, e potrei stare lì qualche giorno. Non ho il materiale per scendere; quindi ti prego di comunicarmi ciò di cui avrò bisogno.

3 novembre ’99

Non ti servirà nulla; venendo su ti fermerai al noleggio sci di S. Martino, e lì troverai tutto il necessario. Presentati a Michele. Portati una giacca da alpinismo invernale, delle buone pedule e dei buoni guanti. Credo che potrai venire su a piedi, come hai già fatto l’altra volta. Se nevicherà troppo ti avvertirò io. Ti prego di portarmi anche un barattolo di CRC ed un cacciavitino da orologiaio. Staremo bene. Portati da disegnare.
Jaco

L’indomani procurai tutto il materiale richiesto. Stavolta Camilla non si dimostrò molto felice della notizia; pareva anche un po’ preoccupata, dato che si era accorta che in me qualcosa non andava a dovere. Ma poi, in fondo, accettò di buon grado la mia decisione senza opporre una gran resistenza. Sperava anche lei, come me del resto, che il soggiorno sull’altipiano a casa di Jaco, avrebbe procurato dei benefici al mio umore malandato ed anche alla mia convalescenza. Ne fui felice. Vivevo nell’attesa della partenza contando i giorni.
Ritirai il premio, tirando su un discorsetto serioso e poco brillante e, dato l’umore, mi defilai quasi subito, rinunciando all’opportunità di conoscere molte persone interessanti e tutta una serie di amministratori presenti alla cerimonia. Così gettai al vento anche quella opportunità di presentarmi, nella speranza di ottenere magari un incarichetto pubblico. "In fondo", pensavo, "c’è la mostra. Se piace il mio lavoro, mi chiameranno."
Non conoscevo nessuno degli altri premiati e mi pareva che la mia opera facesse bella figura di sé, tra le altre esposte. Il livello dei lavori scelti dalla giuria, compreso il mio, era medio, senza scatti di eccellenza. Questo c’era in giro, si vede, nel panorama della giovane architettura, nulla di speciale insomma. Un buon livello di rigore e di rinuncia alla visibilità personale, nella speranza di fare un qualcosa di buono, senza strafare.
In quei giorni, dato che non avevo voglia di fare niente di buono coi lavori, mi dedicai ad evadere un po’ di corrispondenza arretrata ed inviai anche del materiale sulla palazzina appena premiata a qualche rivista. Mi sentivo del tutto inconcludente, così un giorno, invece che andare in studio, me ne andai in barca, a Caorle. La nostra vecchia e bellissima ALPA 11.50 blù, pur non dimostrando la sua età, cominciava a dare qualche segno di stanchezza. Ma proprio per questo era accogliente e calda come solo una barca vissuta sa essere con chi la ama e la frequenta. Passai una bella giornata sul TIARE’ , senza far nulla di speciale, senza vedere nessuno e senza telefono.

La settimana trascorse in fretta con il solito tran tran. Rimandavo le cose da fare, mi defilavo, mi negavo al telefono. Facevo l’essenziale e solo ciò che proprio non potevo delegare ai miei collaboratori, aspettando di partire e con la mente già rivolta alla montagna. Mi rilessi qualcosa di Zanzotto e di Sinisgalli, anche con una certa intensità, così preziosa in quel periodo di grigiore anonimo.
 

17 novembre ’99

Vieni su tranquillo per il sentiero, come hai già fatto. Metti le ghette. Portati il telefono e tienilo acceso durante la salita. Ho già avvertito chi di dovere del tuo arrivo. Non ti preoccupare assolutamente di niente.
Ti aspetto, Jaco

17 novembre ’99

Arriverò in tarda mattinata. Non vedo l’ora.
Ti abbraccio, Claudio.